Siti internet, comunicazione, arte, design (Torino) Deside |Communication Provider|

02 marzo 2007

Il sito più caro del mondo...

Tutto nasce il 16 marzo 2004 quando il comitato dei ministri per la Società dell'Informazione decide lo stanziamento di 45 milioni di euro per creare Italia.it. È il tempo del governo Berlusconi, quello dell'internet per tutti (ricordate?), e il portale vuole essere uno strumento interattivo per organizzare e programmare i viaggi come recita a pagina 36 l'opuscolo "L'innovazione digitale per le famiglie" inviato nel gennaio 2006 a tutte le famiglie italiane.

Di questa marea di soldi, 21 milioni di euro sono passati alle regioni affinché producano i contenuti turistici, 4 milioni per la redazione centrale dei contenuti, 8 milioni per lo sviluppo della piattaforma tecnologica e gli ultimi 12 milioni per il completamento dell'opera (da 4 a 8 lingue) e per la promozione del portale.

Curiosamente la gara viene vinta dai raggruppamenti di imprese Sviluppo Italia e Ibm Italia, quando il ministro da cui tutta l'operazione dipende, Lucio Stanca, è l'ex amministratore delegato della stessa Ibm Italia.

Ma tant'è. Vediamo dunque come sono stati spesi questi soldi, lasciando da parte i 21 milioni di euro trasferiti alle regioni di cui non si hanno notizie più precise.

Al momento dell'inaugurazione il tanto atteso portale, dopo tre anni di lavoro, si apriva con una pesantissima animazione, impossibile da evitare, che sulla cavatina del Barbiere di Siviglia mostrava il patetico calembour "un paese di qualità", qualora il povero potenziale turista provvista di un obbligatoria Adsl avesse voglia di aspettare qualche minuto per il download. Questa splash page è stata ora rimossa e si accede subito alla pagina di scelta della lingua. Dal punto di vista dell'infoarchitettura sembra che nessun responsabile del lavoro abbia letto alcun manuale dove, fin dalla fine degli anni '90, si indicava prioritario per una corretta user experience la riduzione al minimo di passaggi per arrivare al contenuto.
L'impaginazione della schermata è stata poi realizzata con tabelle html anziché con i corretti fogli di stile CSS il che, per tradurre, suona una bestemmia alle orecchia di qualunque programmatore come se si raccontasse ad un grafico di impaginare un libro in Word.
Il sito, poi, per colmo del paradosso non risponde ai criteri di accessibilità che lo stesso ministro Stanca deliberò come obbligatori in qualunque realizzazione web delle amministrazioni pubbliche alla fine del 2005.

Ma sarà solo un problema tecnico direte voi, magari i contenuti saranno comunque interessanti... Purtroppo anche qui ci troviamo di fronte ad una situazione desolante e improbabile. La cartina dell'Italia di apertura sembra riportare l'Istria come parte integrante del Belpaese, fra le principali attrazioni della nazione troviamo il "mercatino dell'usato di Livorno", perle come "la Toscana è la regione più settentrionale dell'Italia centrale" sono disseminate dovunque per soddisfare non si sa quale curiosità di turisti internazionali.
Non parliamo poi delle traduzioni così descritte su un sito americano come "a typically Italian "inglese maccaronico" (macaroni English) littered with imaginary words and frequent spelling and syntax errors".

Insomma, un disastro su tutta la linea. La rete è piena di siti, sorti come funghi, che stanno setacciando il portale per metterne in evidenza gli inverosimili errori di sistema e di contenuti, vi segnalo, per approfondimenti, il più completo
Scandalo italiano. Gruppi di lavoro volontari sono già al lavoro per ri-costruire, secondo il buon senso, la struttura tecnologica del portale in un suo clone, per apportarvi miglioramenti o una sua completa ristrutturazione.
L'attuale ministro dei Beni culturali Rutelli ha la responsabilità di aver cercato di rianimare un progetto nato da un simile sperpero di denaro pubblico, una responsabilità che non sfugge agli stessi membri del suo partito se l'Osservatorio sull'Information and communication technology della Margherita dichiara per bocca di Giorgio Sebastiano: "È partito male Italia.it, il portale del turismo fortemente voluto dal precedente governo, costato una montagna di denaro pubblico e impantanatosi al termine della precedente legislatura. Il tentativo di rianimazione, per cercare almeno di salvare il salvabile, non è ancora riuscito. Il prodotto è ben lungi da quello che molti a questo punto si attendevano. Le critiche provenienti dal mondo della rete toccano un po' tutti gli aspetti: dalla compatibilita' alla navigazione, dall'accessibilita' alla qualita' dei contenuti".

Ma qualcuno pagherà per lo spreco insensato di denaro pubblico?

da
SDZ

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26 febbraio 2007

Il nuovo marchio dell'Italia proprio non piace!

Il nuovo marchio per la promozione turistica dell'Italia proprio non piace.

La presentazione al pubblico del nuovo marchio di promozione turistica dell'Italia "It" ha suscitato nell'intera comunit nazionale dei professionisti della comunicazione visiva una grande delusione e un profondo malcontento.

La stessa associazione che riunisce i grafici italiani (Aiap) si fatta portatrice di questa generale insoddisfazione promuovendo una
petizione, indirizzata alla Presidenza del Consiglio, che ha raccolto in poche ore, e sta ancora raccogliendo, oltre 1.000 firme di grafici, designer, insegnanti, architetti, artisti, espressione di una significativa percentuale del mondo della comunicazione.

Ci che viene messo in discussione non soltanto il risultato formale ma il procedimento con il quale si e giunti a questo risultato attraverso un concorso al di sotto degli standard minimi che sarebbero necessari: selezione dei partecipanti in base al fatturato, mancanza di anonimato, inadeguatezza della giuria, tempi insufficienti.

Ritenendo il progetto "It" non adeguato alla qualità del progetto grafico italiano, l'Aiap, SocialDesignZine, Progetto Grafico, Ministero della Grafica, chiedono alla Presidenza del Consiglio, attraverso la petizione "Not IT my name", di ripensare l'intera iniziativa.

Comunicato stampa:

Aiap, Associazione Italiana Progettazione Comunicazione Visiva

SocialDesignZine

Progetto Grafico

Ministero della grafica

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Comunicazione violenta

Annunci forti sono spesso non graditi, ma i comunicati che usano anche volgarità lessicali sono definitivamente sempre banditi. Così è anche per questa pagina, realizzata dalla Agenzia Exit3 e che Greenpeace sponsorizza ma non appoggia (ufficiosamente per mancanza di tempo per la sua approvazione prima della sua pubblicazione in occasione del Giorno della Terra). Ma Internet serve anche a questo: anche se non approvata, ecco che viaggia in rete, viene vista e, pur essendo forte, colpisce nel segno.

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23 febbraio 2007

Saturno contro

Esce oggi "Saturno Contro" il nuovo film di Ferzan Ozpetek. Medusa Film con Saatchi
& Saatchi si sono unite per creare un manifesto che ben lo rappresenti nella campagna
di lancio. L'indole istintiva e multiculturale di Ozpetek, il cast sorprendente ed eterogeneo di attrici e attori (Margherita Buy, Isabella Ferrari, Serra Yilmaz e Ambra Angiolini, Stefano Accorsi , Pierfrancesco Favino, Luca Argentero)hanno
ispirato il visual. I primi piani degli attori sono sistemati in cornici sfalsate
tra loro, adagiate su uno sfondo rosso arricchito dalle ombre dei volti degli stessi attori. I loro sguardi si incrociano e cercano lo spettatore, per ricordare come questo film sia un viaggio all'interno del mutevole animo umano alla ricerca di un identità, mai predefinita. Il logotitolo Saturno Contro si scaglia limpido sul rosso del visual.


Credits:
Art Director: Maurizio Minerva
Creativ e Supervisor: Alessandra Torri
Direzione Creativa:Luca Albanese, Francesco Taddeucci

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Il ruolo del grafico...

“E qui arriviamo un po' al nocciolo del problema. Il ruolo del graphic designer ha subito, negli ultimi venti anni, una lenta e inesorabile erosione. Quel ruolo che si definiva, fino al principio degli anni '80, di "grafico redattore", un grafico che sedeva a fianco degli amministratori pubblici a definire, non l'immagine, ma il progetto di comunicazione nel suo insieme, è stato via via occupato da consulenti, manager e commissioni. Il risultato è l'esautoramento del designer dalla scena strategica, una figura chiamata, quando va bene, a mettere in bella copia ciò che è già stato deciso da altri."

da
SDZ

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16 febbraio 2007

Spaccacuore

Spengo la TV
e la farfalla appesa cade giù
ah, succede anche a me
è uno dei miei limiti.
Io per un niente vado giù
se ci penso mi da i brividi.
Me lo dicevi anche tu
dicevi tu ...
Ti ho mandata via.
Sento l'odore della città
non faccio niente, resto chiuso qua.
Ecco un altro dei miei limiti.
Io non sapevo dirti che
solo a pensarti mi da i brividi
anche a uno stronzo come me
come me ...
Ma non pensarmi più,
ti ho detto di mirare
L'AMORE SPACCA IL CUORE.
Spara! Spara! Spara, Amore!
Tu non pensarci più,
che cosa vuoi aspettare?
L'AMORE SPACCA IL CUORE.
Spara! Spara! Spara, dritto qui ...
So chi sono io
anche se non ho letto Freud.
So come sono fatto io
ma non riesco a sciogliermi
ed è per questo che son qui
e tu lontana dei chilometri
che dormirai con chi sa chi
adesso lì ...
Ma non pensarmi più,
ti ho detto di mirare
L'AMORE SPACCA IL CUORE.
Spara! Spara! Spara, Amore!
Ma non pensarmi più,
che cosa vuoi aspettare?
L'AMORE SPACCA IL CUORE.
Spara! Spara! Spara, dritto qui...


Samuele Bersani

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Ti voglio vivo!

"Volti normali di gente normale, come noi e voi. Sono il nostro vicino di casa, il ragazzo che incontriamo in strada, la signora che abbiamo visto al supermercato. Parte della nostra comunità, senza retorica, composti nel loro dolore, che diventa appunto dolore e monito collettivo. Proprio perché parte del nostro vissuto, li 'riconosciamo' e li sentiamo vicini."

Così commentavamo, quasi due anni fa, una precedente campagna del Comune di Firenze per la prevenzione degli incidenti stradali.
Erano i volti dei familiari delle giovani vittime, i loro amici, i compagni di scuola. "Era mio figlio", "Era mio fratello", "Erano miei amici". Una campagna non bellissima graficamente ma certamente forte, emozionante, efficace.

Questa volta, e già dalla scorsa stagione, si è scelta la via del ricorso al testimonial e i volti che compaiono negli stendardi e che dicono di "volerci vivi" sono quelli di Carlo Conti e Piero Pelù. Naturalmente, nel passaggio alla star televisiva o canora, la campagna ha rinunciato a ogni originalità (i personaggi noti e la pubblicità, di ogni tipo, sono quasi un 'luogo comune'!), ma soprattutto a ogni emozione. Se negli anni passati i grandi manifesti ci inducevano alla riflessione, attraverso quella che sapevamo essere un'esperienza dolorosa di vita reale, gli stendardi di oggi ci appaiono soltanto, come dire, 'di maniera'. Adesso sappiamo nome e cognome e opere del volto che ci ammonisce dallo stendardo, lo vediamo spesso, magari ci è anche simpatico, ma questo, ovviamente, non ci basta. L'autenticità del dolore reale, e quindi il carattere fortemente emblematico di quegli affissi, se ne è andato.


da Sdz

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06 febbraio 2007

La voce a te dovuta

Che allegria, vivere
e sentirsi vissuto.
Arrendersi
alla grande certezza, oscuramente,
che un altro essere, fuori di me, molto lontano
mi sta vivendo.
Che quando gli specchi, le spie,
mercurio, anime brevi, confermano
che sono qui, io, immobile,
serrati gli occhi e le labbra,
chiuso all'amore
della luce, del fiore e dei nomi,
la verità transvisibile è che cammino
senza i miei passi, con altri,
là lontano, e lì
sto baciando fiori, luci, parlo.
Che esiste un altro essere con cui io guardo il mondo
perchè sta amandomi con i suoi occhi.
Che esiste un'altra voce con cui io dico cose
non sospettate dal mio gran silenzio;
ed è che anche mi ama con la sua voce.
La via - che slancio ora! -, ignoranza
degli atti miei, che lei compie,
in cui lei vive, duplice, sua e mia.
E quando lei mi parlerà
di un cielo scuro, di un paesaggio bianco,
ricorderò
stelle che non ho visto, che lei guardava,
e neve che nevicava nel suo cielo.
Con la strana delizia di ricordare
di aver toccato ciò che non toccai
se non con quelle mani
che non raggiungo con le mie, tanto distanti.

Pedro Salinas

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01 febbraio 2007

E parla come mangi...

Le parole sono fatte, prima che per essere dette, per essere capite:
proprio per questo, diceva un filosofo,
gli dei ci hanno dato una lingua e due orecchie.
Chi non si fa capire viola la libertà di parola dei suoi ascoltatori.
È un maleducato, se parla in privato e da privato.
È qualcosa di peggio se è un giornalista, un insegnante,
un dipendente pubblico, un eletto dal popolo.
Chi è al servizio di un pubblico
ha il dovere costituzionale di farsi capire.
Tullio De Mauro (ex Ministro della Repubblica Italiana, ordinario di Linguistica generale presso l’Università “La Sapienza” di Roma e studioso di fama internazionale)

La perfezione è raggiunta non quando non c'è più niente da aggiungere, ma quando non c'è più niente da togliere.
Antoine de Saint-Exupery

Ho scritto questa lettera più lunga del solito perché non ho avuto tempo di farla più corta.
Blaise Pascal

Stufo...di chi utilizza parole complicate molto spesso incompresibili...e di chi orna i propri discorsi di troppi fronzoli e anglicismi con l'intento di darsi un tono, di apparire più professionale e preparato ma con l'unico risultato di non farsi capire da chi lo sta ascolando, segnalo molto volentieri la sezione "
LE COSE DA EVITARE PER UNA COMUNICAZIONE SCRITTA CHE FUNZIONA" di Carla Lattanzi con particolare attenzione al quinto paragrafo "L'aziendalese o corporatese: un altro nemico del buon italiano"...sono sicuro che leggendo alcune di quelle parole la faccia del vostro capo vi terrà compagnia.
Altra sezione molto utile la trovate invece sul Mestiere di Scrivere.
Se poi aveste proprio bisogno di "aiuto" su ZeroDelta - Glossario aziendale potrete fare luce su quei termini il cui significato ancora vi sfugge.

E infine...abbasso "proattivo" (agg. che in italiano non esiste) e viva "propositivo".

Gala

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31 gennaio 2007

Il Piccolo Principe

In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo…"
"Chi sei?" domandò il piccolo principe, "sei molto carino…"
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, "sono così triste…"
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire "addomesticare"?"
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe. "Che cosa vuol dire "addomesticare"?"
"Gli uomini", disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco amici. Che cosa vuole dire "addomesticare"?"
"E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire "creare dei legami"…"
"Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi.
Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo".


Antoine de Saint Exupéry

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Una giornata uggiosa

Sogno un cimitero di campagna e io là
all'ombra di un ciliegio in fiore senza età
per riposare un poco 2 o 300 anni
giusto per capir di più e placar gli affanni
Sogno al mio risveglio di trovarti accanto
intatta con le stesse mutandine rosa
non più bandiera di un vivissimo tormento
ma solo l'ornamento di una bella sposa
Ma che colore ha una giornata uggiosa
ma che sapore ha una vita mal spesa
Ma che colore ha una giornata uggiosa
ma che sapore ha una vita mal spesa
Sogno di abbracciare un amico vero
che non voglia vendicarsi su di me di un suo momento amaro
e gente giusta che rifiuti d'esser preda
di facili entusiasmi e ideologie alla moda
Ma che colore ha una giornata uggiosa
ma che sapore ha una vita mal spesa
Ma che colore ha una giornata uggiosa
ma che sapore ha una vita mal spesa
Sogno il mio paese infine dignitoso
e un fiume con i pesci vivi a un'ora dalla casa
di non sognare la Nuovissima Zelanda
Per fuggire via da te Brianza velenosa
Ma che colore ha una giornata uggiosa
ma che sapore ha una vita mal spesa

Artista: Lucio Battisti
Album: Una Giornata Uggiosa

Anno: 1980

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