Elogio della lunghezza dei testi
Questo articolo ha distrutto un pò tutto che sapevo riguardo alla scrittura di testi per Internet... :(
Elogio della lunghezza dei testi
Non abbiamo mai voluto dedicare un articolo di approfondimento alla scrittura per il web. Anche quando tutti intorno a noi si affannavano a spiegare al mondo intero come cambia con Internet il modo di leggere e di scrivere, ce ne stiamo zitti. Ora che alla web writing sono stati dedicati interi scaffali di librerie, centinaia di siti, decine di (costosissimi quanto inutili) corsi di formazione, ci permettiamo di prendere la parola. Con modestia ma con indipendenza, abbiamo preso le tesi più famose nella scrittura per Internet e le abbiamo smontate pezzo per pezzo. Ecco cosa ne è venuto fuori.
Concise, scannable, objective. In principio era Jacob Nielsen
Secondo Jacob Nielsen, da molti indicato come il guru della scrittura per Internet, i testi per il Web devono avere questa triplice caratteristica: essere brevi, obiettivi e scannable, cioè avere la capacità grafica di far emergere le informazioni fondamentali in modo che possano essere colte al primo sguardo.
Concisione
Secondo Nielsen i testi per internet devono essere brevi perché la lettura a video è stancante. Nielsen da bravo guru dà anche un riferimento numerico: è del 25% più lenta. Abbiamo chiesto in giro e non abbiamo trovato nessuno che ci abbia detto che leggere un libro, una rivista o un giornale, non sia stancante. Quando abbiamo chiesto in che percentuale, ci hanno guardato strano. Comunque, siamo d’accordo con Nielsen sul fatto che leggere a video sia più stancante della lettura tradizionale ma non riusciamo a far discendere da questo l’obbligo alla brevità dei testi. Se Tolstòj avesse ragionato così oggi non avremmo Guerra e Pace ma qualcosa del genere: ci sono alcuni russi che si amano mentre tutti intorno a loro si ammazzano. Avete mai immaginato cosa significhi leggere (e scrivere) un romanzo di 1.000 pagine alla luce delle candele nella Russia del ‘800?
La difficoltà di leggere a video non può influenzare la quantità delle informazioni ma solo il modo di fruirne. Poi chi l’ha detto che leggere più lentamente significhi anche leggere di meno?
Quando Nielsen scrisse questi “principi” c’era anche un altro elemento che spingeva a favore della brevità dei testi: la lentezza e il costo dei collegamenti con i modem tradizionali. Non era facile cercare un’informazione tra migliaia di pagine mentre sentivi il fiato dello scatto telefonico sul collo. Oggi con l’adsl e le tariffe flat non è più il modem a dettare i tempi di fruizione delle informazioni ma solo le esigenze del lettore.
Esempio: voglio conoscere la data in cui Napoleone venne esiliato a Sant’Elena.
Se effettuo una ricerca con Google, il motore di ricerca mi restituisce centinaia di pagine che trattano dell’argomento. Secondo l’approccio di Nielsen, chi cerca questa informazione non ha bisogno di sapere la storia della Francia Napoleonica dalla Rivoluzione Francese fino alla morte del Generale. Quindi è importante che l’esilio di Sant’Elena, informazione rilevante nella più ampia storia della sua vita, sia messa in evidenza con grassetti o artifici grafici. Corretto, ma non sempre questa è la soluzione giusta.
Generale e particolare
Il limite principale di Nielsen è pensare che tutte le persone abbiano le stesse esigenze di lettura e che, quindi, in relazione ad uno stesso argomento, tutti siano alla ricerca delle stesse informazioni. Per scrivere in modo efficace, quindi, basta focalizzare la scrittura su queste informazioni rendendole graficamente evidenti e facili da cercare. Ma chi decide quali sono le informazioni rilevanti? Nel mondo del consumo differenziato e personalissimo, Nielsen è i suoi adepti sono in grado di decidere quali siano le informazioni più importanti per ogni argomento dello scibile umano? Il risultato è l’esclusione di chi cerca informazioni più approfondite e non si vuole limitare a conoscere la data di esilio di Napoleone ma anche perché fu esiliato, dopo quali avvenimenti, per volere di chi e magari come si chiamava la nave che lo portò a Sant’Elena. Il metodo di Nielsen, quindi, si concentra sul particolare ed esclude il generale. Ma mentre il generale include il particolare non avviene invece il contrario. Se posso comunque andare a cercarmi una singola informazione tra 1.000 pagine non è vero il contrario. Non posso trovare 1.000 informazioni utili in una sola pagina. La prima dà possibilità di scelta, la seconda no.
Scannable
Forse qui sta il contributo più importante di Jacob Nielsen. L’idea che le informazioni debbano essere visibili, è corretta. Si torna comunque al punto di partenza: ogni lettore ha una propria idea di informazioni giuste, quindi teoricamente, dovremmo far emergere dal testo tutte le informazioni, quindi nessuna in particolare.
Oggettivi
La terza caratteristica indicata da Nielsen è l’oggettività. In questo caso, è evidente come il guru si sia dissociato dalla realtà. Non solo non abbiamo mai avuto il piacere di incontrare un testo obiettivo, ma neanche capiamo cosa significhi “testo obbiettivo”. Il testo è sempre di parte, sia perché è scritto da un essere umano che ha una propria testa diversa da quella di tutte le altre, sia perché persegue degli scopi. Come può essere oggettivo il testo del sito di un’azienda che non ha altra preoccupazione se non vendere i suoi prodotti? Neanche “La neve è fredda” è un testo obiettivo. Se lo scrive un africano, ha un significato; se lo fa un esquimese, un altro. Più che di obbiettività sarebbe giusto parlare di onestà: in pratica dire al lettore che quelle informazioni sono obiettive all’interno del proprio sistema di valori. A volte basta semplicemente scrivere: secondo il nostro punto di vista.
Conclusioni
Non è possibile prevedere a priori le esigenze del lettore, quindi quali siano le informazioni rilevanti e quali no. Il metodo che noi usiamo è quello di trovare, intorno al nucleo centrale di un argomento, quali possano essere le informazioni essenziali e ampliarle, cercando di essere completi.
Quindi non riconosciamo una specificità alla scrittura per il web. Non pensiamo che si debba scrivere in modo diverso da quando si scrive un articolo giornalistico, una brochure o una poesia per la propria ragazza. Noi non ci sediamo mai davanti alla Pc dicendo: “Cavolo, devo scrivere i testi per questo sito web, fammi andare a ripassare le regole”.
Cominciamo a scrivere chiedendoci chi è il lettore, di quali informazioni è alla ricerca, quali scopi deve perseguire il testo, e altre domande. Vi assicuriamo che la nostra ultima preoccupazione è capire quante battute ci serviranno. Per noi ogni testo è un percorso e se per completarlo ci vogliono 15.000 battute ce le prendiamo e basta.
Diciamo questo perché la brevità del testo sembra l’ultimo dogma della comunicazione di massa. Un coro di analisti convinti che gli italiani siano ormai tutti rimbecilliti dalla televisione, consiglia di scrivere testi brevissimi, quasi insignificanti.
Abbiamo l’impressione che questo insistere sulle regole serva solo a mascherare uno spaventoso vuoto di idee. Molti non sanno cosa scrivere, quindi cercano di convincerci che non sia importante farlo. Sembra la storiella de La volpe e l’uva.
Poi è singolare come questa mania di dettare regole di scrittura per il web sia propria soprattutto di chi ha cominciato a scrivere direttamente per il video. Oggi, buona parte di quelli che gridano “Brevità!, Brevità!” e che dettano le regole su come si scrive per il web, non sono mai entrati nella redazione di un giornale, nel reparto creativo di un’agenzia pubblicitaria o in qualsiasi altro posto deputato alla creazione di testi. Se l’avessero fatto, oggi avremmo molti meno guru a indicarci la strada buona. Queste persone non si stupirebbero se qualcuno gli dice che non si può scrivere una headline di 1800 battute per un annuncio pubblicitario. Perché queste non sono né regole né innovazione geniale: è semplice buon senso.
Note finali
Il sito dove sono contenute le teorie di Jacob Nielsen è questo. Uno dei più confusi della Rete.
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